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La leggenda di Fonte Gaia

di Marina Nordera
  La leggenda di Fonte Gaia
Data di pubblicazione su web 15/01/2001  
Lodevole l'iniziativa di Territori delle Meraviglie, una domenica pomeriggio dedicata ai bambini cui sono stati proposti tre spettacoli. Il primo, La leggenda di Fonte Gaia, spettacolo di teatro di figura prodotto da Fabbrica Europa e presentato in prima assoluta a Firenze dalla compagnia Gemmes et Compagnie di Margherita Piantini e Paul Chevillard, come si è detto, ruotava tematicamente e tecnicamente intorno all'acqua.

Una piazza del Campo di Siena ricostruita in scala ridotta accoglie e circonda su tutti i lati gli spettatori, che assistono all'animarsi della scena seduti su secchi di alluminio. Ognuno dei lati della piazza, fatto di case, chiese, palazzi e cortili è animato da figure di uomini e animali costruiti con pezzi di legno e radici consunti dal tempo e lavati dall'acqua, azionati da un sistema di ruote e pompe idriche che funzionano a vista. In alto, sullo sfondo, colline e cipressi a identificare il paesaggio senese e un castello.

La leggenda - tratta dal racconto originale La lègende de la Fontaine Gaia scritto per il Museo per Bambini di Siena dallo stesso Paul Chevillard e illustrato da Thirtsa Ulmann-Lartichaud - narra dello scultore Iacopo (della Quercia) che, ritiratosi nel proprio castello dopo la morte dell'amata moglie, Ilaria, viene tentato dalle seduzioni di un nuovo amore da parte di Gaia, affascinante fanciulla che arriva con il vento da chissà dove e che ci appare in un misterioso gioco di ombre e luccichii. Iacopo in un primo tempo resta fedele al ricordo, macerandosi tristemente nella cocente nostalgia della moglie. Ma Gaia si vendica e scaglia sulla città una serie di sciagure: un incendio al castello di Iacopo, un terremoto che fa crollare il tempio religioso della città e infine una terribile tempesta. Iacopo si strugge, piange, e infine scolpisce in onore e in nome di Gaia la bianca fontana che orna la piazza principale della città.

Se la suggestione visiva provocata dall'arcaismo delle figurine messe in scena e dei loro movimenti e sostenuta da un sapiente gioco di luci e di ombre è di grande impatto, la pressoché totale mancanza di lavoro sulla scrittura drammaturgica e sulla recitazione rende fragile lo spettacolo. La leggenda infatti è raccontata per flashback da Iacopo stesso, con un linguaggio un po' libresco, monotono e privo di ritmo narrativo. Paradossalmente la volatilità delle parole finisce così per appesantire l'infantile levità della materia inerte in movimento che si presenta agli occhi.


 


La leggenda di Fonte Gaia
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