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L'arte della Guerra (2)

di Roberto Fedi
  Soldati USA
Data di pubblicazione su web 22/03/2003  
Domenica 23 marzo, ore 15 circa. Uno apre la televisione e si affaccia casualmente su La7. E rimane a guardare come ipnotizzato: perché sullo schermo si vede la guerra in diretta. Anzi, il contorno della guerra. La camera riprende una scena affollatissima: sulla riva di un fiume decine e decine di persone urlano, si spostano, si raggruppano, danno fuoco all'erba altissima sulla sponda. Qualcuno spara. Su un ponte che attraversa il fiume altre centinaia di persone stanno guardando, urlano, si muovono.

Come la giornalista in studio ci informa, e come si può capire benissimo, si tratta di una caccia all'uomo. In diretta. La Tv è Al Jazeera, e un interprete (bravissimo) traduce simultaneamente dall'arabo. Il fiume è il Tigri, e siamo a Baghdad. Sembra che da un aereo anglo-americano si siano dovuti gettare con il paracadute due piloti, che sono atterrati lungo il fiume e si sono nascosti tra le frasche e l'erba alta. Sono stati visti. Saddam, come Al Jazeera ripetutamente informa, ha promesso premi in denaro a chi cattura soldati nemici; e ancora di più a chi li cattura vivi. Per questo centinaia di civili sono lì; per questo hanno incendiato il fogliame: per stanare i due piloti. Uno dei quali sembra che sia stato già catturato, mentre l'altro ancora riesce a sfuggire alla caccia. La camera di Al Jazeera incalza la notizia, e le immagini (in diretta) sono tremende. Al Jazeera, si sa, non scherza. Lo dimostrerà un paio d'ore dopo, con le immagini dei prigionieri.

La giornalista in studio (uno studio semplice ed elegante, blu) è molto brava e concentrata. Ogni tanto si collega alla Cnn, per le notizie (sempre in diretta) della Rete americana; poi torna su Al Jazeera, mentre il traduttore (bravissimo, ripetiamo) ci traduce in tempo reale il commento della Rete del Qatar. Entrano, chiamati dalla giornalista che fa da 'àncora', anche interventi dall'Italia, di esperti. A più riprese la giornalista cerca di collegarsi con l'inviato di La7: che si trova proprio lì, sul luogo, vicino al ponte, e che riesce a mettersi in contatto e a raccontare ciò che ha visto e sta vedendo. In una parola: la televisione, come qualsiasi persona che voglia avere notizie e non chiacchiere la intende. Bravissimi.

A quel punto, così per scrupolo, uno gira sulla Rai. E vede le scene seguenti. Raiuno: un gruppo di persone a Domenica In che, sedute in semicerchio e condotte dalla Venier e dal Cucuzza (inviato speciale, evidentemente) discutono amabilmente di guerra, con la supervisione dei due esperti appena citati. La Venier si collega con Lilli Gruber, a Baghdad: si pensa che la elegantissima signora che appare nel quadratino, fotografata come se fosse su una spiaggia alla moda e agghindata con ampio foulard bianco intorno al collo come le attrici nei film di guerra, parli della caccia all'uomo che si sta svolgendo sotto i suoi occhi, ammesso che lei sia in quel momento in zona o che almeno stia guardando la Tv. No. Parla di sé, e del fatto che la Cnn le ha chiesto di collaborare. Ma brava! cinguetta la Venier. La Gruber tutta contenta si schermisce, e dice (con un lungo discorso autocelebrativo che non si capisce bene cosa voglia dire) che però non lo può fare perché le hanno consigliato di no ecc. ecc. Boh. Stanno un po' a farsi i complimenti, come in un salotto romano. Intorno alla Venier (faccina B - ci pare: cioè quella apprensiva) si schierano una decina di esibizionisti, dal cardinale Tonini a Giulietto Chiesa al direttore del "Messaggero", che ha sgretolato tutti i nostri più radicati (e mitici) convincimenti sui direttori dei giornali, quelli per intenderci che almeno nei film stanno sempre 'al pezzo' e sempre indaffarati in redazione (costui è invece sempre in televisione: come farà è un mistero). Insomma, un Porta a porta formato famiglia e domenicale, con pubblico di fanciulle e orchestra. Le chiacchiere si sprecano. Alla fine anche qualche sbeceramento (guerra sì, guerra no: come se non fosse già iniziata), che non guasta mai. Ci si collega con Gianni Riotta, noto esperto di guerra guerreggiata e in quanto tale ovviamente a New York. La Venier tutta allegra gli fa la seguente domanda, in apertura: ma è vero che stamani a New York, sulle macchine in strada, c'era l'adesivo con scritto aridatece Monica Lewinsky? (alla lettera, sotto giuramento). No comment.

Per il disgusto passiamo a Raidue. Urli e becerame da guitti con la Ventura. Fuga a tutto spiano.

Passiamo a Raitre. Formula Uno. Rosse Ferrari. Brum brum. Via di corsa.

Siamo tornati su La7 pensando, onestamente, che lì la trasmissione fosse registrata. Infatti ci sembrava impossibile che nessuna delle tre Reti Rai, con il dispiegamento di mezzi e il costo conseguente, avesse colto la notizia, a dir poco drammatica, preferendo le chiacchiere dei soliti fatui, rigorosamente inesperti e tuttologi. Neanche per idea. La7 è proprio in diretta. È un'Edizione straordinaria che è durata tutto il pomeriggio, e che per la bravura dei giornalisti e degli ospiti riesce anche a moderare la brutalità delle immagini, il cinismo di Al Jazeera. Nel corso della diretta quale c'è stata anche una importante intervista in diretta dalla Cnn con Rumsfeld. Benissimo tradotta in simultanea.

Su Raino, intanto, continuava anche lì la diretta. Ma della faccina B della Venier, e dei capelli tinti di Cucuzza, che parla di guerra in Iraq con la stessa profondità con cui dirige i suoi frivoli pomeriggi. Bello spettacolo. Complimenti.





 


 
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