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Anatema su Sanremo

di Roberto Fedi
  Pippo Baudo - Serena Autieri - Claudia Gerini
Data di pubblicazione su web 02/03/2003  
Arrivati a questo punto dell'anno, l'estensore di queste note deve fare una pubblica confessione. Forse per un eccesso - certamente deplorevole - di moralismo, o per un difetto - come sopra - di spirito, egli non riesce ormai da anni a vedere Sanremo. Anzi probabilmente non c'è mai riuscito, neanche da bambino. Non che non ci abbia provato. Infatti a ripescare nella memoria, pur riluttante, qualche flash di quel pollaio a stento riemerge: un Benigni d'annata (sopravvalutato), un Mike Bongiorno inossidabile e un Chiambretti insopportabile, un paio di Fazio da dimenticare con tanto di Gorbaciov (ma sarà stato proprio lui?) e di Pavarotti (era lui), una Raffaella Carrà patetica, un pippo tronfio e trionfante da esilio - esilio volontario del sottoscritto, si vuol dire, in Paesi lontani senza santi né pippi.

Insomma, è per dire che questa settimana si parlerà d'altro, perché abbiamo cercato di farci forza, parola, ma non ce la facciamo. Non ce la facciamo neanche a metterci di fronte al video con qualche amico snob, e schiantare dalle risate; o peggio ancora celebrare il nazional-popolare. Va bene essere spiritosi, ma masochisti e spiritosi è troppo. Perché ce ne dimentichiamo sempre, ma la Rai è una rete pubblica, e quel caravanserraglio di pippi e pippoidi lo pagano quasi tutto i cittadini italiani con le tasse e il canone. 

Quindi, amici spiritosi: c'è poco da ridere. E, visto che siamo ormai sul moralismo (ma è bene che sappiate che la parola 'moralista' ha un significato negativo solo in italiano: chissà perché), non si capisce il motivo per cui una persona mediamente intelligente, compos sui, non costretta da una pistola alla tempia, che non sia sottoposta a ricatto (o guardi Sanremo o dico tutto a tua moglie), e che non sia dipendente del circo pippesco e lo faccia per vivere (ma ci sono tanti modi per vivere onestamente, che diamine), debba passare una settimana a vedere lustrini e vallette che dicono "abbiamo un entusiasmo pazzesco" (intervista al Tg4 del 3 febbraio, per la presentazione del Festival), un pippo prepotente onnipresente e straparlante, cantanti con voce tremula e musiche da buttarsi (o buttarli: sarebbe meglio) giù dalla finestra, e per soprammercato anche lo spettro di Banquo, pardon di Vittorio Sgarbi.

Non basta. Almeno lo spettacolo fosse stupido ma ben fatto. Figuriamoci. A quanto ci ricordiamo è tutto un procedere lento e da filodrammatica, senza ritmo, con tempi morti, inquadrature senza storia e sguardi persi (del tipo: 'oddìo, e ora che faccio?'), insomma da televisione all'antica e monocanale 'che tanto anche se si finisce due ore dopo è lo stesso'; e uno script da recita del dopolavoro, con la valletta di turno che sbaglia la pronuncia dei nomi e i titoli delle canzonette. Addirittura qualche volta capitava, se il flash memoriale non ha fatto corto circuito, che la poveretta col sorriso stampato dovesse leggere il riassunto della canzonetta, neanche fosse l'Odissea.

No, non parleremo di Sanremo. E nemmeno lo guarderemo: ci sono buonissimi film, in giro; ottimi teatri; ristoranti senza televisione; pizzerie simpatiche con ragazzi che Sanremo neanche sanno cosa sia; musei aperti di notte (è una proposta seria che avanziamo agli assessori alla Cultura e ai Sovrintendenti - ma forse guardano Sanremo anche loro). Probabilmente anche qualche cielo stellato. Male che vada, c'è sempre un libro da qualche parte che non avete letto. Siate romantici con chi vi sta accanto, in quelle sere. Telefonate alla ragazza che vi è piaciuta, e che non avete mai invitato. Forse odia Sanremo anche lei e si sente sola. In caso contrario, dateci un taglio. È la prova del fuoco: non avete perso niente.

Nota
Vi sarete accorti che abbiamo sempre scritto pippo con la minuscola. Non è un errore di battitura o di trasmissione. È che questo pippo secondo noi non è più un uomo, ma una cosa, forse da un altro mondo. Si allunga e si snoda come Tiramolla, parla a ripetizione come l'umanoide di Alien dopo che gli hanno tirato una botta in testa, da trent'anni è sempre uguale, è dovunque. E poi la prova decisiva: ma si è mai visto un uomo con i capelli con quell'attaccatura e di quel colore? pippo, non ci freghi più. Se è indisponibile Ripley, telefoniamo subito ai Men in black.


53° Festival della canzone italiana

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