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Raccomandiamoci al cielo

di Roberto Fedi
  Alberto Sordi ne "I complessi" (1965)
Data di pubblicazione su web 03/11/2003  
Ci sono programmi televisivi di cui non ci si vorrebbe occupare, e che neanche - a dire la verità - si vorrebbero vedere. Se lo facciamo è solo perché questo passa il convento, e se trash dev'essere, che sia. Così abbiamo acceso Raiuno giovedì, prima serata, e questo è quello che abbiamo visto, più o meno.

Fra lustrini un po' tristi e visti migliaia di volte, tra fanciulle poco vestite che abbiamo visto migliaia di volte, in un Teatro delle Vittorie che abbiamo visto migliaia di volte e che nel ricordo ci sembrava più bello e più grande, appare Carlo Conti: che abbiamo visto migliaia di volte, e la sua abbronzatura alla lampada - che non vorremmo vedere mai più. Accanto a lui una bellona straniera che non abbiamo mai visto, ma che è uguale, anche nelle papere, ad altre viste migliaia di volte, e di cui neanche ricordiamo il nome: potrebbe chiamarsi Samantha o Ursula, Viviana o Gretha e non cambierebbe nulla. Tanto sono tutte uguali. Mentre ci verrebbe quasi da augurarci che una volta tanto ne prendessero una bruttina, bassina e vestita da uno scafandro (perché anche di cocomeri sorretti dal wonder bra non se ne può più - almeno in televisione, via), e mentre ci viene un po' da compiangere i vari Conti & Panariello che sono costretti, per contratto, a stare accanto a stangone che li sovrastano di una ventina di centimetri (l'occhio vispo, così, è perfettamente sulla linea dei cocomeri e non degli occhi della fanciullona: un po' imbarazzante, si direbbe), ecco che parte il programma. Che prevede un gruppetto di dilettanti, provenienti da tutte le parti del Bel Paese, che si esibiscono in quello che sanno o pensano di saper fare. Per esempio cantando, o scatenandosi in frenetiche performances come - l'altra sera - imitare il canto degli uccelli. A ruota libera, o per meglio dire a becco libero, vista l'esibizione. Accidenti, viene fatto di pensare: vuoi vedere che per la tempesta magnetica di questi giorni di cui ci hanno parlato tutti i Tg e che non ci ha fatto né caldo né freddo, questa volta il televisore impazzito si è spostato sulla Corrida? E che Gerry Scotti è improvvisamente dimagrito di un quintale e ora assomiglia a Carlo Conti? e che al maestro Pregadio sono spuntate due bocce da Luna park felliniano? Questa sì che sarebbe una novità. Invece sono I Raccomandati, addirittura arrivati al secondo anno: e si capisce allora perché, nella presentazione, il solito gruppetto di sbandati e sbandate cantava un allegro motivetto secondo il quale, appunto, "siamo tutti raccomandati, com'è bello" o qualche scemenza del genere. Ma, a parte l'assenza (purtroppo) dello Scotti e del Pregadio, cos'è che differenzia questo poderoso sforzo produttivo della Rai da quello, storico, di Canale 5? Una geniale novità. Perché questi qua, sia che imitino fringuelli o che cantino a strappa-ugola e senza alcuna grazia, sono 'raccomandati' per scherzo da qualcuno: personaggi del mondo dello spettacolo - anzi Vip, come dice la fanciullona con un singhiozzo da far schiantare il reggipetto. Che arrivano sul posto, fra applausi e scene di delirio di uno dei pubblici più sbrindellati che mai si siano visti in Tv. E che sono lì, naturalmente, per farsi pubblicità; e che cantano, o fanno qualche cosa di non memorabile, con il concorrente di turno. Per esempio Valeria Marini, cinguettante e con coscia d'ordinanza, fa una scenetta con l'imitatore del canto degli uccelli: non prima di una gag da brivido sul fatto che, pur in presenza della Marini, "gli uccelli non si emozionano" (testuale). Il pubblico è in delirio, e il Conti finge di arrossire sotto l'abbronzatura, anch'essa d'ordinanza. L'altro giorno la Presidente della Rai, Lucia Annunziata, ha rilasciato una serissima dichiarazione stigmatizzando la volgarità strisciante nei programmi Rai. Aveva ragione, naturalmente: magari, possiamo dire che se n'è accorta un po' tardi. La quale volgarità non consiste tanto, ci pare, in qualche situazione scabrosa in un telefilm o in filmetti sfusi: ma proprio in queste risate grasse, in queste battute, in questi giochetti da autori frustrati. In questa nozione barbara della Tv nazionalpopolare. E anche nei dilettanti, nella 'gggente' che arriva in Tv come se fosse al bar dietro casa, e ormai domina lo schermo, lo invade, ci ammorba: sia che canti sgraziatamente fingendo di essere una professionista, sia che imiti gli uccelli (ma si può? nel 2003!), sia che si strusci con la faccia sudata a stangone con le cosce all'aria. Siamo snob. Vogliamo i professionisti.


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