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Non si uccide così anche la danza?

di Gabriella Gori
  Hic - Intersistema # 1
Data di pubblicazione su web 25/06/2003  
La sezione danza di Fabbrica Europa 2003, il festival che ha trovato il suo luogo d'elezione nell'ex Stazione Leopolda di Firenze, è ormai un consolidato appuntamento con le ultime tendenze della coreografia nazionale e internazionale. Curata da Maurizia Settembri, la rassegna ha riservato un posto d'onore alla creatività toscana ospitando, fra i gruppi regionali, la compagnia Sosta Palmizi che ha presentato in prima assoluta Hic - Intersistema # 1, un insieme di coreografie firmate e interpretate da vari artisti fra cui spicca il nome di Giorgio Rossi.

Danzatore, mimo e coreografo, Rossi nel 1984 ha fondato insieme a Raffaella Giordano i Sosta Palmizi, la formazione aretina che con Cortile ha rappresentato un punto di riferimento per la danza italiana degli anni Ottanta. Eredi della lezione di Carolyn Carlson, appresa nella Compagnia Teatro e Danza La Fenice di Venezia, Giorgio e Raffaella hanno fatto confluire nei Sosta tutto il loro bagaglio tersicoreo, arricchito dall’insegnamento carlsoniano, dalla conoscenza della danza libera di Laban, dalle esperienze con il Tanztheater di Pina Bausch della Giordano e dagli studi presso il Conservatoire National des Artes du Cirque et du Mime a Parigi di Rossi.

E proprio la formazione circense, unita all'influenza poetica di un mimo straordinario come Marcel Marceau, ha reso Giorgio Rossi un artista singolare per il suo modo di muoversi, di considerare la danza uno strumento capace di far riflettere e con il quale esprimere l’umorismo più sottile e l'ironia più sarcastica. Coreografie come lo stesso Cortile (1985), Balocco (1992), Sul coraggio. Pasatua che va alla fontana (1995), E la tua veste bianca (1996), Piume (Premio Danza&Danza 1997), Spara alla pioggia (1999), Gli Scordati (2000) testimoniano la vitalità di questo 'coreoautore' nato a Tradate nel 1960.


Hic - Intersistema # 1


Hic - Intersistema # 1 è una creazione in cui le coreografie si incontrano con un sistema di sound processing realizzato da Lorenzo Brusci e da Timet, un organico di design sonoro, affiancati dal djing di Letizia Renzini. Nato all’interno del Festival della Leopolda e ospitato in uno degli antri più bui di questo storico ambiente, Hic si avvale di una installazione elettronica che riproduce, trasfigurandoli, generi musicali differenti.

Fra questi anche quelli preferiti dagli spettatori, invitati a portare i loro cd e a farli interagire con quelli scelti dai fonici. La musica, elaborata dal vivo e arricchita da sonorità e ritmi estranei alla stessa volontà degli artisti, diventa un elemento determinante e l'acustica del luogo e del sound processing caratterizzano lo spettacolo.

Gli otto danzatori, fra cui lo stesso Giorgio Rossi, Rebecca Murgi e Silvia Traversi, si muovono in uno spazio rettangolare che ha ai lati delle scale, un imponente ascensore, una pedana, ed è delimitato dagli stessi spettatori che, in piedi o seduti per terra e immersi nell’oscurità, seguono le evoluzioni dei protagonisti. Fasci di luce, in sincronia con la musica, illuminano via via le esibizioni dei danzatori che da soli, in coppia, o a piccoli gruppi, entrano ed escono, scendono e salgono le scale, si arrampicano sull'ascensore, si gettano a terra, camminano carponi, usano lo spazio rettangolare in ogni direzione, sfiorano il pubblico.

Si assiste alla ricerca di una sorta di bilanciamento tra i due poli di energia, rappresentati dal pubblico che guarda e dai ballerini che agiscono, ma il tutto ha la velocità dell'hic et nunc che lascia poco margine ad una nitida percezione dell'Intersistema, che assomiglia sempre di più ad un puzzle di difficile comprensione e soluzione. Passi, gesti, contrazioni, rilassamenti, cadute, stand-up, richiamano la contact improvisation, una tecnica che potenzia al massimo la capacità di relazione e sfrutta la forza di gravità e il pavimento.

Tuttavia le performances nel loro incessante fluire non convincono appieno. La presenza di Giorgio Rossi, che conserva l'inconfondibile levità del mimo a cui, come ad un poeta, basta un piccolo spazio per 'scrivere' i suoi versi, stride con l'eccesso di dinamismo e vigoria dei giovani danzatori che, alla stregua di atleti intenti a superare il traguardo, fagocitano l'area rettangolare che li accoglie. In Hic - Intersistema # 1 si privilegia la mise en présence della danza più che la sua mise en scène, ma la presenza di un corpo in movimento non garantisce che ci sia danza. Può fare spettacolo, ma non necessariamente danza, la quale, in quanto espressione artistica, non può prescindere dall'ars (tecnica) e dall'ingenium (talento).

Hic - Intersistema # 1
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