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Dal cinema al teatro - Dal teatro alla poesia. Intervista a Jean Louis Trintignant

di Angela Zamparelli
  Jean Louis Trintignant
Data di pubblicazione su web 21/06/2004  
"Chissà se potrebbe interessare agli italiani Apollinaire?" si chiede Trintignant. "In fondo non è lontano dagli italiani perché Apollinaire era nato a Roma... Mi piacerebbe venire in Italia. Ho degli amici in Italia, Ettore Scola e Gianni Amelio.Mi farebbe molto piacere recitare ancora con loro. Loro li conosco bene, e li amo. Ma non al cinema, il cinema non lo faccio più. Mi piacerebbe recitare in teatro con loro…Magari, per poche serate, in un piccolo teatro. Verrebbero gli spettatori a sentire Apollinaire? Lo facciamo allora!"

Inizia così l'intervista a Jean Louis Trintignant trasmessa il 19 giugno 2004 a Radio Tre Suite. In una lunga chiacchierata Trintignant si racconta, felice di parlare al pubblico italiano. L'intervista è stata registrata a Parigi, dove in questi giorni Trintignant è in scena (al Teatro della Madeleine fino al 14 luglio) con uno spettacolo dedicato alla poesia di Apollinaire. Uno spettacolo che nasce come atto di amore e di omaggio alla figlia Marie, dove Trintignant cerca di trasformare il suo dolore in un tocco di grazia, in una costante ricerca di leggerezza. Trintignant parla bene l'italiano, in Italia ha lavorato molto, ha girato più 20 film. È stato sempre doppiato. Ma il pubblico di Radio3 ha potuto ascoltare la sua voce ed anche alcuni brani dallo spettacolo su Apollinaire. 

Lo spettacolo dedicato ad Apollinaire...
Abbiamo fatto questo spettacolo due volte con Marie, uno cinque anni fa e uno un anno fa. Non è proprio lo stesso. La prima parte è nuova e nella seconda ci sono le poesie che recitavamo con Marie. Dopo la morte di Marie ero veramente distrutto e non facevo più niente e mia moglie e i miei amici mi hanno detto di lavorare, di fare qualcosa. Allora ho pensato a questo spettacolo. C'erano poche cose che mi interessavano. Questa è forse l'unica cosa che mi ha interessato, e mi sono appassionato per questo spettacolo… Quando Marie aveva 15 anni si interessava molto a Apollinaire e ci scambiavamo delle cassette con le registrazioni delle poesie e così abbiamo imparato molte poesie di Apollinaire e altre, anche, ma soprattutto quelle di Apollinaire.

E poi l'idea di portarlo in teatro chi l'ha avuta?
È di Marie. È lei che un giorno mi ha detto "perché non proviamo a farlo in teatro?" Io pensavo che non era possibile e invece è possibile. È possibile. A me non piace la poesia detta con enfasi, mi piace lavorare sull'essenzialità, in questo spettacolo io non faccio niente e si ascolta malgrado tutto. Penso che se la poesia è interessante non c'è bisogno di fare tante cose, ho provato a fare il meno possibile. Per me il teatro è prima di tutto la parola. E poi abbiamo vissuto un' epoca di registi che prendevano un po' troppa importanza…

Il cinema non lo faccio più. Sono cinque anni che non giro e non girerò più. Dovevo fare una scelta tra il cinema e il teatro e preferisco il teatro. Questa commedia la facciamo in quattro. Siamo due musicisti, una regista e io. E lavoriamo meglio che in una troupe di cinema dove ci sono trenta persone. Preferisco la dimensione del teatro, dove ci si aiuta tutti, e si è impegnati costantemente.

Il cinema le ha dato molte soddisfazioni, forse il rimpianto maggiore è di non aver potuto fare il regista?
Da giovane avevo frequentato la scuola di regia cinematografica, la mia idea era di fare l'attore di teatro e il regista di cinema. Ma ho fatto solo due film, non sono andati bene e ho deciso di lasciare perdere. Forse se non avessi avuto troppo lavoro come attore...

 Ma l'Italia non l'ha dimenticata e gli amici italiani, Valerio Zurlini che lo lanciò in Un'estate violenta...
Un amico, un uomo molto interessante...

…e poi Scola che incontrò come sceneggiatore ne Il Sorpasso e col quale ha collaborato a lungo…
Sul set del Sorprasso con Gassman parlavamo di Shakespeare, perché io in quel periodo in Francia recitavo Amleto e anche Gassman portava in teatro Shakespeare.

Dei film girati in Italia ha tanti ricordi anche se non tutti furono successi, come La morte ha fatto l'uovo di Giulio Questi…
Questi è un tipo divertente. Un giorno mi arriva un telegramma che dice "Giulio Questi ti vuole nel suo prossimo film, sei fortunato, è il più grande regista del mondo", firmato Valerio Zurlini. Solo molto tempo dopo scoprii che era stato Giulio Questi a mandarmelo.

E poi ci sono i film che ha rifiutato, come Ultimo tango a Parigi...

Ultimo tango a Parigi Bertolucci l'aveva offerto a me, ma rifiutai. Non potevo farlo per motivi di pudore, di esibizionismo. Era impudico, c'erano delle cose che non mi piacevano, che non avrei potuto fare. Era per mia figlia... mi vergognavo. Avevo paura che se lo avessi fatto non mi avrebbe più voluto come padre…

Apollinaire. Poèmes à Lou - Zone
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