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Il matricidio e il suo doppio

di Carmelo Alberti
  Il cast
Data di pubblicazione su web 26/09/2004  
Nella trilogia tragica dell'Orestea di Eschilo, dopo l'uccisione di Agamennone vincitore di Troia, la seconda parte, che reca il titolo di Coefore, affronta il dramma della vendetta. Il dolore che assale Oreste e Elettra, figli dell'eroe greco, s'intreccia con la presenza del coro di Argo, i cui interventi esprimono l'ansia del popolo sottoposto alla tirannia di Clitennestra e del suo amante Egisto, colpevoli di aver commesso un turpe regicidio.

La versione pasoliniana di Coefore, che è del 1959, introduce nel testo i toni civili e confessionali di un'Italia della fine degli anni Cinquanta. Attraverso l'ambientazione in un'Italia osservata nella vita comune sul finire della seconda guerra, l'edizione di Monica Conti vuole accentuare gli aspetti di miseria diffusa e di emotività scoperta di un decennio di disagio sociale (un tema che allude alle condizioni dei nostri giorni). Lungo la pista che stabilisce il testo di Pasolini emergono, dunque, comportamenti individuali, divisi tra dovere e idealità, tra disperazione e speranza. Quando Elettra e le due coefore incontrano sulla tomba di Agamennone il profugo Oreste, da parte delle donne inizia un insinuante invito a compiere la giusta vendetta contro i responsabili. Ben presto, però, il matricidio e l'assassinio si riveleranno un'azione contraddittoria e anacronistica: nessuno può togliere la vita a chi lo ha generato, eppure c'è la necessità di onorare la morte di un padre. Agli occhi del popolo, che pur lo ha condizionato per bocca delle coefore, Oreste risulterà colpevole e, insieme, innocente, incarnando in sé un mistero irrisolvibile.

Entro una scena scarna che è cimitero, reggia e gabinetto scientifico, la regista ha costruito una rapida successione di quadri, affidandosi all'infantile irruenza della coppia Oreste-Pilade, che gioca alla guerriglia, e alla ridicola sicurezza di Egisto e dei suoi cortigiani, evanescenti figure di gaudenti di provincia. Ma, per rimarcare la prevalenza della dominante femminile nell'inesorabile tragitto di un destino prestabilito, ha accentuato da una parte la bivalenza delle coefore, che si esprimono con i toni della cantilena e della lamentazione funebre, dall'altra la coincidenza oppositiva Clitennestra--Elettra, interpretata con sottile abilità da Annamaria Guarnieri, ora vacua genitrice dalla declinante bellezza, ora infeconda erede dall'aspetto di suffragetta. Nonostante la distanza del pensiero e del comportamento il doppio madre-figlia si unifica nel segreto desiderio di entrambe che si compia la vendetta e, all'opposto, nel comune timore per le terribili conseguenze: da una simile indecisione derivano molte nefandezze della storia umana. Gli interpreti, oltre ad Annamaria Guarnieri, sono Roberto Trifirò (Oreste), Pietro Micci (Pilade), Luigi Moretti (Egisto) e le sorelle Marisa e Paola Della Pasqua, le coefore di Argo, le portatrici di libagioni.






Coefore
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