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Una sfida continua.

di Franco Sepe
  Anna Bonaiuto
Data di pubblicazione su web 17/05/2004  
In Sabato, domenica e lunedì interpreti Donna Rosa, una parte che Eduardo aveva scritto su misura per Pupella Maggio. Come ti senti in questo ruolo, con l' eredità che esso porta con sé?

Una delle ragioni per cui Toni Servillo ha scelto me, è perché non sono napoletana. Cioè non sono di modi canonicamente napoletani, nel senso manieristico del termine. La sfida di Toni è stata di riportare Eduardo sulle scene credendo veramente in questo testo, nella sua modernità e anche nella sua durezza e cattiveria verso quel mondo piccolo-borghese di cui parla; e la sua scelta di prendere attori che avessero tutti un passato diverso. C'è Francesco Silvestri, autore teatrale e interprete di se stesso; Beppi Pedrazzi è nordica e viene dal laboratorio di Carlo Cecchi. Quindi non c'è qui la tradizione un po' ripetuta del teatro fatto esclusivamente da napoletani; questo dà una spinta di secchezza, di modernità al testo. Io non ho mai recitato in napoletano, per cui quella della lingua per me è stata la fatica più grande. Anche se un po' alla volta è venuta da sé, perché essa appunto non esce dalla testa ma dalla memoria. Per principio, non mi riferivo ai modelli delle grandi attrici eduardiane, perché se ti riferisci a un modello, sei già finita; se c'è un'attrice napoletana che io amo molto e a cui mi sento vicina, questa è Luisa Conte, la quale ha lavorato meno con Eduardo, facendo spettacoli più da sola, e in realtà era davvero un fenomeno, riempiva i teatri per mesi ed era molto amata dai napoletani.


Anna Bonaiuto


Ma tu hai fatto anche cinema e teatro con Mario Martone, e in qualche modo sei legata ormai da anni al mondo dello spettacolo napoletano. Com'è avvenuto tutto ciò?
Un po' per percorsi casuali, che però, come i fatti della vita, in effetti non sono del tutto casuali. Il mio incontro con Mario è stato un incontro con la storia della mia infanzia, con mio padre, napoletano, con la storia di questa città, che comunque ho sempre portato dentro senza viverla. Mi sono avvicinata a Napoli col cinema, più che altro, attraverso quei personaggi tormentati, moderni, del cinema di Mario Martone. E' stato qualcosa di importante per tutti e due, perché lui veniva dal teatro, come me, ed è come se avessimo avvertito insieme l'esigenza del cinema, un'esigenza forte. Di un cinema che parlasse di questa città, ma in una maniera diversa. E per certi versi Mario c'è riuscito, con i suoi film.

Nei tuoi progetti per il futuro c'è ancora il cinema?
Pensavo che dopo un anno di repliche di Sabato, domenica e lunedì avrei potuto fare un film, ma l'abbiamo dovuto spostare all'anno prossimo, perché con lo spettacolo ne avremo ancora per molto. Però sentiamo che è importante farlo: che tu sia a Trento o in Sicilia, il miracolo della pasta deve aver luogo con tutto il suo cerimoniale. E poi se uno guarda con l'occhio al presente, si fa inevitabilmente della politica, e questo è anche un dovere.


Anna Bonaiuto in ''Sabato, domenica e lunedì''


I ruoli che ti sono stati affidati, sia nel cinema che nel teatro, sono quasi sempre drammatici. Penso, ad esempio, alla protagonista di quella storia dura che è L'amore molesto di Mario Martone. Con quale tipo di personaggio ti trovi più a tuo agio ? O meglio: che tipo di personaggio senti più vicino, tra quelli interpretati finora?
Di agio non parlerei. Sono amici-nemici i personaggi che incontri recitando: più grande è la sfida, più grande è la paura e anche il risultato, perché vuol dire che hai lavorato e quindi attraversato questi personaggi molto forti. Io non ti so dire dove mi sono trovata meglio; sicuramente, comunque, quando ci sono dietro dei grandi autori, perché in essi, in quel caso, c'è dentro una ricchezza di conoscenze, di sottigliezze, di domande. Con una donna di Cechov, una donna di Ibsen ti cali in pozzi a te sconosciuti. Il cinema pure è stata una cosa dove si impara tantissimo. Credo che noi tutti siamo destinati a imparare continuamente, perché, visto che la vita è un perdere continuo, tocca passare attraverso la memoria, la cultura. Questi attraversamenti ti fanno ogni volta ripartire da zero e per noi è anche l'unico modo per fare questo lavoro. Provocare le risate, con De Filippo, è stata per me una scoperta, perché vuol dire che in me ci sono dei tempi comici; amo molto questo personaggio di Donna Rosa, perché è un personaggio che entra piano piano, quasi in sordina e poi di colpo tira fuori la sua storia, che è quella di tutte le donne e di tutte le madri, con una botta di genio tipica della scrittura di Eduardo. Filomena Maturano è quasi un personaggio da tragedia greca dei bassifondi, mentre qui viene descritta la piccola borghesia, con tutta la sua nevrosi; la gente vi si riconosce, anche qui in Germania, benché questo popolo sembri così lontano da noi. Perché i meccanismi sono così trasversali ormai – intendo i rapporti difficili, malati – che è possibile comprendere tutto benissimo, anche senza essere 'spaghettari', come noi.


Anna Bonaiuto


Madre e figlia con terremoto di Fabrizia Ramondino è un testo fortemente autobiografico e di perenne attualità, essendo l'Italia un paese finora mai lasciato in pace dai terremoti. Come ti sei trovata a recitarlo?
Fabrizia è una grande scrittrice, per cui tutto quello che era scritto nel dramma era vero e passato dentro la sua esperienza, dentro il sua dolore, quindi la materia si proponeva sanguinante, però trasfigurata dal verso, dalla poesia che la tirava su da un quotidiano banale facendola diventare ironicamente e tragicamente poetica. La lingua era molto bella e il testo emozionava molto, perché altrimenti due camere e una cucina farebbero subito pensare al naturalismo o a certo teatro e cinema che io odio. La gente alla fine aveva gli occhi lucidi, il che vuol dire che aveva compreso questo dolore.

C'è un'opera teatrale che a te piace in modo particolare e di cui un giorno vorresti ti fosse affidata la parte principale?
Sì, certo, ma le passioni cambiano, come cambiano i momenti della vita e noi stessi del resto. Avrei voglia di fare qualche altro autore contemporaneo, dopo Thomas Bernhard e Fabrizia Ramondino. A me piace molto mettermi alla prova con delle cose molto lontane, perché ci sono delle distanze da riempire; nondimeno amo Antigone, dove è presente una pulsione di morte continua e dove la giustizia non ha più a che fare con la legge. La tragedia greca ha ancora molto da dirci: il sacro, dio, la giustizia, tutti temi che sono diventati oggi per noi purtroppo solo parole. L'anno scorso ho fatto uno studio su Cleopatra, una riduzione dove c'era solo lei con due sue ancelle, tutto imperniato sull'amore e sulla sua rappresentazione, come se quelle fossero delle semplici prove che lei fa, mentre se ne sta in attesa di Antonio, un uomo che non c'è mai. Nello spettacolo non si capisce quando si sta parlando d'amore e quando è l'amore, invece, ad essere in gioco veramente. E come per ogni personaggio tragico, è la morte a fornirti la giusta chiave di lettura.
 
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Anna Bonaiuto
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Anna Bonaiuto e Toni Servillo in ''Sabato, domenica e lunedì''
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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