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Il respiro del mare

di Paolo Gallarati
  Billy Budd
Data di pubblicazione su web 12/11/2004  

Al direttore Chritopher Franklin e al regista Davide Livermore il Teatro Regio ha affidato le sorti di Billy Budd, quarta opera di Benjamin Britten, rappresentata a Londra nel 1951. E ha fatto centro. Livermore ha usato solamente le attrezzature del palcoscenico, con qualche corda e pochi pannelli aggiunti per rappresentare il veliero Indomitable su cui si svolge la tragica vicenda del giovane marinaio Billy Budd, buono e bello, innocente e felice, preso di mira dal perfido maestro d'armi Claggart che sente per lui un'attrazione segreta. Lo accusa, quindi, ingiustamente d'incitare i marinai all'ammutinamento e Billy , sconvolto, lo uccide con un pugno: sarà quindi condannato a morte e impiccato all'albero della nave.

Billy Budd


 

Livermore presenta una scena formata solamente dalle attrezzature del Regio, come ringhiere metalliche e pedane; luci suggestive rendono lo spazio dell'orizzonte; una grande vela appare e sparisce sul soffitto; alcune corde alludono alle sartie della nave, mentre il palco, diviso, sale e scende di continuo, dando l'idea dell'instabilità, del movimento sull'acqua. Il veliero, luogo claustrofobico, come afferma, giustamente, Livermore, possiede i suoi angoli segreti che appaiono sotto coperta: lo studio del capitano, la cabina dove Billy riposa sull'amaca. Ogni scena rispecchia, così, esattamente ciò che ci deve essere.

L'allestimento è costato pochissimo, quasi nulla, ma, grazie alla sensibilità del regista e dello scenografo Tiziano Santi, il suo l'effetto è profondamente evocatore, poetico e suggestivo. Molti registi, che sperperano milioni per le loro fantasie distruttive, dovrebbero imparare. In particolare, è giusta l'atmosfera soffusa, di arcano crepuscolo, che avvolge la scena. Billy Budd, su testo di Forster e Crozier tratto da Melville, è una vicenda aspra, selvaggia: marinai rudi, pulsioni irrisolte, odi reciproci, violenze, soprusi si affollano nello spazio ristretto del veliero in guerra contro la Francia nel 1797. La musica di Britten rende, però, tutto questo senza mai esplodere, con allusioni continuamente soffocate. Per lo più procede per segnali: squilli, rintocchi, battiti, pulsazioni, richiami vicini e lontani. E' una musica misteriosa, di figure che appaiono e tacciono subito, alludendo, nei loro echi, allo spazio aperto del mare. Ma, ogni tanto, dall'orchestra sale la continuità della melodia, il flusso triste e sconsolato, ed è quando la vicenda si interiorizza, rivelando il proprio significato: la presenza ineluttabile del male che, senza motivo, distrugge la bontà, l'onestà, la bellezza per cui non resta che arrendersi, con fatalistica rassegnazione. La musica di Britten accarezza, un po' misteriosamente, e compiange l'anima buona di Billy, scava nella desolazione del capitano, descrive il funebre stupore dei marinai quando il corpo dell'impiccato pende dall'albero maestro.

 

Billy Budd



Ogni tanto la partitura tocca vertici lirici di straordinaria intensità, per esempio nelle meditazioni del capitano Vere, nei cori dei marinai, anche in quelli violenti di guerra che aprono il secondo atto e, soprattutto, nell'aria di Billy in attesa della morte: un addio alla vita che pare sospeso nel sogno, mentre l'ottavino frastaglia la linea del canto con le sue evoluzioni acrobatiche. Molto intensi sono pure gli interludi sinfonici, una specialità di Britten che, nella prova generale, l'orchestra ha eseguito bene sotto la guida di Christopher Franklin. Il coro, che si muove con una rigidezza un po' strana, ed è istruito da Claudio Marino Moretti, ha colto il senso di fatalità e di mistero dei canti di Britten, in cui semmbra passare la voce stessa del mare. Tra gli interpreti, tutti uomini, spiccano Christopher Maltmann (Billy Budd), Keith Lewis (Vere), Stephen West (Claggart), Mr Redburn (Randal Turner), molto in parte nei costumi moderni dello stesso Livermore, il quale ha fatto in passato il cantante d'opera e ha quindi una sensibilità musicale di cui il suo spettacolo si giova, evidentemente, nel disegno generale come nella realizzazione dei particolari.


Billy Budd
Opera in un prologo, due atti e un epilogo


cast cast & credits
 
trama trama


Billy Budd
 
 
 Da "La Stampa"
del 13 novembre 2004
 
 
 
 

Billy Budd




 
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