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Atene, Olimpiadi amene (diario olimpico: 5)

di Roberto Fedi
  Discobolo
Data di pubblicazione su web 27/08/2004  
Sarà un nostro pallino, ma la vera debolezza olimpica almeno per la Rai sono stati i commenti e le cronache. Ne abbiamo già discusso in interventi precedenti. Ma qualche volta hanno esagerato, e per questo ci torniamo su.

Non parliamo dei cronisti (di cui il più bravo è sicuramente Bizzotto). Ci intratteniamo qui sui cosiddetti 'esperti', di cui già si è detto in precedenti puntate, e che si spera fossero lì a loro spese (buona questa). E fra costoro un posto a sé lo merita un grande dello sport, uno che non può temere tentativi di imitazione. È questi l'ineffabile Professor Antonio Dal Monte.

Chi era costui? diranno i nostri piccoli lettori. Via, non scherziamo. Trattasi di quel signore bassotto, che i siti web indicano come "direttore dell'Istituto di Scienze dello Sport" e "decano dei medici sportivi italiani", che si vede in televisione ogniqualvolta c'è da intervistare qualcuno su tutto lo scibile sportivo.

Su Rete Due per le Olimpiadi i primi giorni non s'era visto. Che si senta poco bene?, c'eravamo preoccupati. Niente paura: a un certo punto è arrivato, inalberando una barba bianca hemingwayana che non gli conoscevamo, e non s'è mosso più.

Questo Dal Monte, pardon: questo Professor Dal Monte, per noi è insostituibile. Intanto perché è a nostra conoscenza (e ne conosciamo, ne conosciamo…) l'unico professore che – non c'è Cristo che tenga – si fa chiamare sempre Professore; e si fa dare del Lei. Che non è un male: anche se, alla lunga (per esempio in una telecronaca che dura ore e in cui lui, anzi: Lui, è l'esperto), lascia perplessi. Come lo chiameranno la moglie (se ce l'ha) o i parenti? O gli amici stretti?

Poi perché non ha alcun senso del pudore, o della modestia, neanche la mattina presto. A sentirlo, uno penserebbe che non ci sia record al mondo in cui dietro non ci sia Lui; a noi, che siamo fatti un po' così, è venuto da pensare che se Filippide lo fosse stato a sentire, dopo i 42 chilometri e spiccioli da Maratona ad Atene col cavolo che sarebbe schiattato: anzi, si sarebbe fatto ancora una decina di miglia, e già che c'era anche un par di tuffi e una pedalatina.

Perché il Professor Dal Monte ha una risposta per tutto, sa tutto e tutto governa con la sua vocina. A noi sembra insostituibile, ripetiamo, perché ci rassicura, anzi ci fa sentire non tanto Professori anche noi (lo siamo: anche se non lo diciamo), ma Esperti in Medicina dello Sport: così, a buon mercato. Facciamo qualche esempio, grati al Professore.

Mercoledì 25 agosto: mattina prestino. Gara del Triathlon femminile, lunga come la fame. C'è una schiera di fanciulle un po' masochiste che fanno prima un chilometro e mezzo in mare a nuoto, poi 40 km in bici, poi 10 km a piedi. Senza neanche fermarsi a dire ohi ohi. Al microfono il Cronista e il Professore. Il Cronista, che dopo un po' non sa più che pesci prendere, chiede spesso lumi al Luminare. Del tipo: Professore, la fatica è dura? Durissima, risponde il Luminare. (Per la miseria: è la stessa cosa che avremmo risposto anche noi!) Professore, lei che è espertissimo anche di bicicletta ("Sì", fa il Professore) e che ha collaborato con Moser per il suo record del mondo ("Sì", ammette benevolo l'Imperturbabile), ci dica: le atlete consumano molti liquidi? Moltissimi, risponde il Luminare: fra poco prevedo che dovranno bere. Che ci si creda o no dopo un po' le atlete, che corrono da un'ora a 40 gradi, prendono la borraccia dalla bicicletta e bevono. Vede, squittisce vispo il Professore, come avevo previsto le atlete si abbeverano (testuale). Caspita!, pensiamo noi: a parte il verbo un po' animalesco (noi si sarebbe detto: bevono), ci ha levato le parole di bocca!

Le poverette pedalano col cuore in gola. Professore, chiede il Cronista, lei che si intende come pochi di bicicletta (e il Luminare: "Sì"), in salita chi va più forte? Posso con sicurezza quasi matematica dire, risponde pensoso il Luminare, che chi è più pesante in salita fatica di più. (Ecco! sobbalziamo noi: che non avevamo mai capito perché, da ragazzi, certi cicciobomba in salita non andavano neanche a spingerli). In salita, aggiunge Lui, il "lardo" (sic) che nel nuoto si tollera non va bene! (Qui si resta un po' stupiti: il lardo? nel nuoto? non abbiamo mai visto un porcello nuotare, ma non siamo mica Decani-Della-Medicina-Dello-Sport). E, aggiunge mentre la telecamera inquadra una ciclista tutta nervi, se posso fare un po' di fisiologia sportiva, vedete come chi fa sport è magro? (Questa poi! ecco perché – per noi è una rivelazione, uno choc – Balena, il nostro amico d'infanzia, era così tondo: mangiava pastasciutte e non si muoveva mai!). E ci dica ancora, fa ansioso e cerimonioso il Cronista, chi in bicicletta sta a ruota dura meno fatica? Posso con certezza dire di sì, ammette l'Hemingway dei Professori: chi sta dietro al primo, in bicicletta, fatica meno (Cavolo! e noi che si credeva che lo facesse per educazione!).

Arriva Cassani, l'ex ciclista, chiamato forse per disperazione. Il Cronista gli ripete la stessa domanda, perché si vede che non si fidava. Cassani quasi non ci crede e dice che, per forza, chi sta dietro fatica meno. "Ecco! questo è nettare per le mie orecchie!", salta su il Professor de' Professori, testuale. Lo avevo detto prima io!

La solenne discussione Accademica e Professorale continua. Ci sentiamo un po' Professori dello Sport anche noi: e anche nostra nonna, che ci diceva sempre che quando s'ha sete è bene bere, sarà mica stata Professoressa dello Sport in incognito? E così, mentre ci immaginiamo il Luminare che magari mangia musica, e si infila nettare e forse ambrosia greca nelle trombe di Eustachio (un po' fisiologi siamo anche noi, via), alle 10.20 di mattina spengiamo il televisore.

C'è venuta sete.




Maschera della commedia dell'arte   Maschera della Commedia dell'Arte: il Dottore
(da Maurice Sand, Masques et bouffons, Paris, 1859)




 
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