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Atene, Olimpiadi amene (diario olimpico: 4)

di Roberto Fedi
  Discobolo
Data di pubblicazione su web 25/08/2004  
Dato che ormai ci si avvia all'epilogo, qualcosa bisognerà ancora dire di queste due settimane di Rai Due, canale tutto dedicato ai Giochi, e da noi frequentemente visitato in questi giorni di sport (passateci il termine che non usiamo mai, perché quasi sempre è usurpato: però ormai talmente inflazionato che a forza di cercare sinonimi ci siamo stancati – pardon).

Qui il problema televisivo è duplice. Da una parte c'è la scarsa abilità nelle riprese della Tv greca, che poco ha valorizzato l'indubbia bellezza e spettacolarità dei Giochi. Chi si ricorda altre Olimpiadi può facilmente dare i confronti: forse a non pochi rimangono ancora nella memoria per esempio le splendide riprese dei tuffi, con sullo sfondo la città di Barcellona. Niente di tutto questo ad Atene. Riprese normali, poca sensibilità per l'aspetto spettacolare, nessun guizzo, un po' di conformismo in qualche circostanza (quasi sempre veniva privilegiata l'ufficialità che non interessa a nessuno: durante la premiazione della pallanuoto femminile, 25 agosto, almeno un minuto è stato incredibilmente dedicato a riprendere i quattro signori in nero che dovevano premiare, con tanto di scritte sulla loro identità e titoli, senza alcuna inquadratura delle atlete in festa, riprese solo alla consegna delle medaglie).

A questa modestia ha fatto da buon pendant la gestione da parte della Rai. È vero che poteva essere difficile la scelta (far vedere la pallacanestro o la pallanuoto?), ma qualche volta hanno esagerato. Scarsa attenzione all'atletica, spesso ridotta a spezzoni registrati 'passati' in serata (pazzesca la gestione delle gare in video il martedì 24 agosto: abbiamo visto infinite gare del nuoto sincronizzato, mentre nell'atletica si svolgevano gare epiche come la finale dei 1500, che abbiamo recuperato solo registrata). Sempre privilegiati gli atleti italiani, e va bene: ma quando si trattava di personaggi a dir poco modesti, era proprio il caso di metterli avanti a scapito di collegamenti molto più spettacolari? (qualche volta si poteva ricorrere alle differite di gare 'minori'). In un caso si è ampiamente oltrepassato il grottesco: la maratona femminile è stata amputata brutalmente della fase finale, eccezionale per suspense, con incroci di collegamenti per non scontentare nessuno che alla fine hanno anche impedito al cronista, come noi confuso, di dare un preciso ordine d'arrivo, equivocando sulla terza arrivata (è stato necessario un collegamento di fortuna in seguito, per correggere l'errore). Si converrà che non è il massimo.

La sera una trasmissioncina gestita dal Mazzocchi rendeva conto di ciò che era avvenuto in giornata, con ospiti. Qui dobbiamo fare ammenda, in parte, di nostre precedenti idiosincrasie per il pelato Mazzocchi: che per lo meno è stato accettabile nel presentarsi non 'ingessato', un po' scherzoso, slegato dalla seriosità tutta 'made in Rai' con cui di solito si parla di avvenimenti 'sportivi' come se si trattasse di questioni di vita o di morte. Non c'era la moviola, che è una bella notizia. E il Mazzocchi ha avuto un merito storico: niente veline o presunte tali in studio, bellone con le tette al vento, sceme di contorno. Dove si vede che, quando in giro non ci sono calciatori e c'è poco da agguantare, si sta meglio. Speriamo che sia una svolta, anche se ne dubitiamo.

Ma in generale si può solo sperare che queste siano state le ultime Olimpiadi trasmesse da una rete generalista: che si attrezzino su vari canali, e che ci lascino la libertà di scegliere. Si aggiunga che mai, ci pare, avevamo visto inzeppare tanta pubblicità: ma non c'è una regola, un tetto massimo? Tra l'altro la cosa, oltre che fastidiosissima, è pericolosa per la Rai: per esempio, può capitare di apprezzare più la pubblicità (bellissima) della Adidas ("Impossible is nothing") che le riprese e la gestione in voce delle gare. O beccatevi questa.





 
 
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