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Il teatro della pittura

di Sara Mamone
  Perseo combatte contro Fineo e i suoi compagni
Data di pubblicazione su web 27/05/2001  
Molte sono le mostre in corso sulla cultura del barocco e, tra le splendide, va certamente citata quella che Napoli ha dedicato a Luca Giordano, grande tra i pittori del suo tempo, anche se forse un po' troppo eclettico. Se si pensa che a poche centinaia di chilometri Roma inalbera gli splendori di Velazquez e di Caravaggio si può temere che il grande napoletano sia ancora una volta terzo tra cotanto senno.

Eppure la mostra di Castel sant'Elmo (luogo di bellezza sublime, a picco sulla città, pronto a metamorfosi meteorologiche degne dell'eclettismo del suo ospite) rischia di essere tra le memorabili di questa stagione. Perché è straordinaria per qualità e quantità, perché consente (con l'integrazione consigliabile ma non obbligatoria dei pezzi ospitati a Capodimonte) di percorrere il cammino pittorico di quasi tutto il diciassettesimo secolo attraverso la capacità forse unica di questo artista di assorbire in forma osmotica le lezioni del grandi del suo tempo e, attraverso una poetica del "copiare" che diventa cifra stilistica autonoma, di farci percorrere le grandi scuole secentesche.

Prima di diventare famoso con uno stile personale insieme rapido e sontuoso (obbligatorio ricordare il nomignolo "Luca fa' presto" che lo accompagnò sempre) il pittore si esercitò alla maniera di de Ribera, Tiziano, Velasquez, Caravaggio, Mattia Preti, Pietro da Cortona, Rubens, Poussin percorrendo, anche tematicamente, l'intera scala delle forme e delle tecniche possibili: disegni, tele, tavole, affreschi; piccoli, grandi, grandissimi formati; soggetti sacri, profani, mitologici, celebrativi (fu alle corti di Napoli, Firenze e Spagna); ritratti e autoritratti, temi cavallereschi e tasseschi etc. etc.

Tra le infinite suggestioni di una mostra che mostra tutto il mostrabile (solo gli affreschi paiono non essere stati staccati per questa ingorda esposizione che raccoglie opere giunte da ogni parte del mondo) e che consente infiniti percorsi, bella e suggestiva l'evidenza della matrice teatrale di molte opere. La trama, la drammaturgia, il trattamento dei soggetti, a volte addirittura i soggetti stessi, tradiscono una consuetudine dell'occhio e della mente con la pratica teatrale del tempo. Si sa che Luca, a Napoli, collaborò almeno ad un allestimento teatrale in veste di scenografo (Il gran Tamerlano, opera in musica rappresentata il 4 febbraio 1680 nel Real palazzo per le nozze di Carlo II di Borbone) ma molto della sua opera è strettamente ispirato alla magnificenza macchinistica del secolo, alla sua dimensione rappresentativa e "cantante", sia del teatro di corte, sia di quello professionistico, sia di quello d'accademia.

Sono innegabilmente teatrali le posture di Lucrezia e Sesto Tarquinio, quasi impegnati in un duetto che esprime a pieno la poetica degli affetti, o la Cleopatra in procinto di farsi mordere dall'aspide. Sono quasi la trascrizione di una figuratività d'accademia gli ampi gesti della composizione dell' Arcangelo Michele precipita gli angeli ribelli o quelli della visione di San Giovanni Evangelista a Patmos. E che dire del trattamento dei temi tasseschi "Rinaldo e Armida" e "Olindo e Sofronia"  della Matthiesen Galery di Londra? Alcuni soggetti mitologici passano innegabilmente attraverso il filtro di un allestimento teatrale o, quanto meno, della sua figuratività: basti pensare al Bacco e Arianna del Norfolk Museum, o al Bacco e Arianna del Museo di Dresda (quest'ultimo vera summa della scenografia barocca, con i luoghi topici del mare e le divinità, le nuvole a sostenere i due protagonisti e soprattutto, in alto, la macchina su cui si svolge il consesso degli dei, topos finale di ogni rappresentazione di corte) o agli innumerevoli "Perseo" o, ancora, al Ratto di Europa con il vistoso appoggio fornito alla fanciulla da un Giove Toro facilmente assimilabile alle rocce che abitualmente reggevano Andromeda nelle molte incisioni scenografiche. Il massimo dell'ispirazione teatrale è però raggiunto, e certo non a caso, da alcune opere dipinte per la committenza fiorentina in occasione del ciclo encomiastico dedicato ai Medici nell'affresco della sala della quattro stagioni in palazzo Medici Riccardi. I due bozzetti preparatori per la scena mitologica di Agricoltura e quello con Il ratto di Proserpina sono vere e proprie sintesi di invenzioni teatrali.


 


Luca Giordano 1634 - 1705

 
 

Fino al 4 giugno 2001: Napoli, Castel Sant'Elmo, Museo di Capodimonte.
 Dal 22 giugno al 7 ottobre 2001: Kunsthistorisches Museum di Vienna
Dal 4 novembre 2001 al 20 gennaio 2002: County Museum di Los Angeles






 


 

L' Arcangelo Michele precipita gli angeli ribelli
L' Arcangelo Michele precipita gli angeli ribelli


 

 
 
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