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Finché c'è Report c'è speranza

di Roberto Fedi
  Un'immagine dal film "L'Italia non è un paese povero" di Joris Ivens, 1960
Data di pubblicazione su web 04/10/2004  
Guardare un programma come Report (Rai Tre, venerdì ore 21), quasi ci rimette in pace con la televisione, o almeno con la Rai. Che per noi - i nostri lettori lo sanno - è un referente obbligato: è in fondo quella a cui versiamo non pochi euro di canone, da una vita.

Quella di cui parliamo è in apparenza una trasmissione di servizio, come suol dirsi; in realtà è una trasmissione di puro giornalismo, eccellente come dovrebbe essere il giornalismo televisivo. Si distacca così da altre 'al servizio del consumatore', di cui il caso evidentemente più facile da ricordare è Mi manda Rai Tre, condotto da Piero Marrazzo il mercoledì alle 21: una trasmissione che, sembra, più che ai consumatori dev'essere servita al suo conduttore, di cui si parla con insistenza come di un possibile candidato alle prossime elezioni per la Regione Lazio.

Report è un esempio unico, a nostra conoscenza, nel panorama televisivo. Si occupa di 'casi' della nostra vita nazionale: per esempio, venerdì 1 ottobre, di privatizzazioni. In altre parole di quel che è accaduto da qualche anno a questa parte in quelle aziende prima dello Stato che sono state vendute, in parte o in toto, a gruppi privati. A noi, che non siamo economisti ma cittadini che pagano l'Enel, le autostrade, la Telecom e servizi o disservizi del genere, e che quindi non siamo a conoscenza di ciò che sta dietro il conto e le bollette che le Poste ci recapitano di continuo, è venuto un mezzo colpo.

Perché il bello di questa trasmissione è che non è né populista (come quella del suddetto Marrazzo), né spettacolare, né genericamente dalla parte di qualcuno. È un modello di televisione moderna, senza fronzoli, asciutta, ben montata, secca come una lama, in linea con il grande giornalismo d'inchiesta anglosassone, e forse migliore. Un esempio di come si possa fare grande informazione e grande comunicazione a, si presume, bassi costi. Che produce una stringente, ben fatta, ben condotta, chiara e scattante ora e mezza di informazioni: in studio c'è la bravissima Milena Gabanelli, giornalista eccellente senza essere 'dalla parte' di nessuno, che non ha bandiere da sventolare, sbracamenti o ammiccamenti. È l'autrice del programma, ed è - presumiamo - talmente brava da aver resistito a chissà quanti tentativi di chiuderlo. Presenta sobriamente i servizi, li commenta senza bisogno di far scattare l'applauso, e di fatto conduce la trasmissione.

Secondo la nostra immodesta opinione è la più brava in assoluto oggi in video, in qualunque televisione pubblica o privata. Dice, con naturalezza, chiarezza assoluta e con un sorriso intelligente che da solo vale la trasmissione, cose che fanno accapponare la pelle: per esempio documenta, senza possibilità di venir fraintesa, lo scempio che si è fatto delle aziende dello Stato, decotte e privatizzate, ma comunque (miracolo all'italiana) in grado ancora di mungere milioni (di euro) dalle tasche del cittadino, per farle finire in quelle dei compratori: Benetton, Tronchetti Provera… Mentre testimoniamo che mai abbiamo comprato un pullover di Benetton (abbiamo un altro stile, pardon), e che purtroppo però frequentiamo giornalmente le autostrade (stessa cosa dei pullover, ma inevitabile), telefoniamo con la Telecom (non ne possiamo fare a meno, accidenti), e usiamo la corrente dell'Enel (idem: e ci costa il 30 per cento in più che a qualsiasi altro cittadino di quella solenne fregatura che è l'Europa), siamo grati a Report, alla stupenda Gabanelli, e al programma del primo ottobre.

Adesso, ogni volta che paghiamo il carissimo biglietto al casello, dopo aver viaggiato per ore in coda, e travagliati dai lavori in corso perenni, sballottati da buche sull'asfalto, accecati da nubi d'acqua quando piove, sappiamo contro chi dobbiamo imprecare. Non sarà granché, ma almeno gli accidenti hanno un destinatario. Chissà.

Report

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La conduttrice
La conduttrice Milena Gabanelli





 
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