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Le due facce di Dio

di Elisabetta Torselli
  L'Enfant et les Sortilèges
Data di pubblicazione su web 07/11/2004  
Dio e il suo vicario in terra: la Mamma. Il Teatro delle Muse ha realizzato, con questo dittico novecentesco costituito da The Flood di Igor Straviskij e L'Enfant et les Sortilèges di Maurice Ravel, uno spettacolo di alto livello, tanto per la qualità della realizzazione che per l'originalità dell'abbinamento. Ovviamente è soprattutto la bella proposta di The Flood a meritare, pur nella sua brevità (venticinque minuti circa), tutta l'attenzione dovuta all'ultimo lavoro teatrale di Igor Stravinskij, tanto più che in Italia se ne ricorda una sola edizione scaligera negli anni Sessanta, e converrà parlarne più diffusamente.

The Flood



Fu scritto in collaborazione con il fido Robert Craft nel 1961-62, in seguito ad una commissione dell'emittente televisiva americana CBS che, come informa Enrico Giraldi nel saggio (Appunti su un dittico neoclassico) che figura nel libretto dello spettacolo, "lo mise in onda il 14 giugno 1962, intercalando le sette sezioni nelle quali il brano è suddiviso con la pubblicità di una marca di shampoo che aveva finanziato il progetto". Con scarso successo di pubblico, nonostante l'elemento di richiamo costituito dalle coreografie di Balanchine (The Flood è dunque, fra le altre cose, anche l'ultimo episodio di questa fruttuosa collaborazione), mentre nell'anno successivo il lavoro, per iniziativa di Rolf Liebermann, fu inscenato all'Opera di Amburgo.

Il testo di Craft in sette episodi musicali (Preludio - Melologo - La costruzione dell'arca - Il catalogo degli animali - La commedia - Il diluvio - L'alleanza e l'arcobaleno), in cui il canto si alterna al parlato, ha come riferimento principale la Genesi, ma vi mescola, soprattutto nel tratteggiare i personaggi di Noè e della moglie, certi tocchi di comicità - o meglio, come direbbe il grande Auerbach di Mimesis, di "realismo creaturale" spinto appunto nella direzione del comico - che derivano dalla tradizione del teatro medievale e segnatamente del miracle play inglese, con particolare riferimento ai celebri drammi di Chester, redatti all'incirca fra il 1430 e il 1500 (Noè e signora sono l'ultima coppia di animali ad entrare nell'Arca, ma lei è tutt'altro che consenziente, anzi prima di risolversi a varcarne la soglia somministra al paziente marito un buon colpo di padella). Il linguaggio musicale è sotto l'insegna della serialità di segno weberniano dell'ultimo periodo stravinskijano, pur con modalità per così dire eterodosse (soprattutto nell'applicare alle serie le consuete modalità di costruzione: serie retta, inversa, retrograda, inversa-retrograda), ma non certo più lasche, tutt'altro. E' musica astratta, renitente ad un naturalismo che pure sarebbe possibile, poniamo, nella scrittura del Diluvio; fedele, come in tutta la musica stravinskijana di ispirazione religiosa, ad una dimensione oggettivata e "rituale" anziché interiorizzata del Sacro, ma dotata, anche in questa senile e meravigliosa asciuttezza di segno, dell'evidenza e vigoria ritmica di sempre.

L'Enfant et les Sortilèges



E come sempre sorprendente nella scelta delle soluzioni proprie del rappresentare: perché gli umani, Noè e Signora (come il Narratore e il Nomenclatore che annuncia gli animali nella scena dell'Arca), parlano, Dio invece canta, ma con enigmatico sdoppiamento della linea vocale tra due voci baritonali. Il canto più seducente è, s'intende, quello tenorile di Lucifero-Satana, cui alla fine, prima del Sanctus corale conclusivo, speculare al Te Deum d'apertura, spetta l'ultima parola: l'Avversario sa bene che il grido primitivo dell'umanità è un grido di disobbedienza, nonostante il lavacro del Diluvio e del sangue di Cristo che verrà; e ci conta.

Ecco infatti il Bambino dell'Enfant et les Sortilèges di Maurice Ravel che si ribella alla mamma, non fa i compiti, vuol fare il cattivo, fracassa la cameretta, tormenta le bestiole. Ma nel delicatissimo testo di Colette per Maurice Ravel, il bambino non subirà nessun diluvio punitivo: impara da sé che la "coscienza", l'interiorizzazione della colpa, nasce dalla paura, poi dal rimpianto e dalla pietà, di ciò e per ciò che abbiamo ucciso, offeso, distrutto. Fra i meriti di questa realizzazione c'era infatti anche questo suggerimento di una misteriosa e sotterranea coerenza fra due partiture e due drammaturgie che sembrano così lontane.

L'Enfant et les Sortilèges



L'ottima direzione di Yoram David, infatti, assottigliava e acutizzava le linee di Ravel, quasi in direzione stravinskijana, sottraendo questa partitura agli sfumati impressionisti di tante celebri interpretazioni; ma anche nella difficile e inusuale partitura stravinskjana David ha ottenuto una prestazione di notevole valore dall'Orchestra Filarmonica Marchigiana e dal Coro Lirico Marchigiano "V. Bellini" preparato da Carlo Morganti. Cast eccellente oltre che impeccabilmente istruito, nei numeri solistici come negli insiemi: delizioso, ad esempio, è riuscito a Yoram David l'episodio d'assieme dei pastori della tappezzeria lacerata dal bimbo, che riecheggia mirabilmente, con neoclassica rarefazione tutta novecentesca e raveliana molto ben valorizzata da questa interpretazione, tamburini e musette del barocco musicale francese (e qui la messinscena citava appropriatamente la pittura francese dei Le Nain e C.).

Un cast che davvero meriterebbe di essere citato tutto: ricordiamo almeno George Mosley e Roberto Abbondanza, che erano il Dio a due voci in Stravinskij, e in Ravel, rispettivamente, Orologio e Gatto, Poltrona e Albero; Jean Delescluse (Lucifero-Satana, Teiera, Vecchietto, Raganella); l'eccellente Ruth Rosique (Fuoco, Principessa, Usignolo); Lorna Windsor (Moglie di Noè, Pastorella, Pipistrello, Civetta); e naturalmente il Bambino di Ravel, Laura Polverelli. Il segno forte dello spettacolo stava in un abbinamento particolarmente felice fra la regìa di Daniele Abbado e la scenografia di Graziano Gregori, con soluzioni care sia ad Abbado che all'artefice del Teatro del Carretto, che si sono fuse armoniosamente in una messinscena coinvolgente e ricca, senza essere sovraccarica.

The Flood



In The Flood il camminamento orizzontale a mezza altezza si abbinava ad una grande griglia-retablo verticale di sfondo, definendo luoghi deputati di sapore medievale (il luogo di Dio in alto, quello dell'umanità in basso, Lucifero-Satana sospeso per corde e trasvolante fra i due livelli), talora ospitanti allusioni alla grande tradizione iconografica (Eva nuda tentata da Satana, ad esempio). Griglia che diventava le sartìe dell'Arca nell'episodio della Costruzione (realizzato come pantomima anziché come vera e propria coreografia, come anche l'episodio del Diluvio), su cui poi si arrampicavano gli ospiti-animali con le loro belle maschere zoomorfe. Invece le pareti della cameretta di L'Enfant et les Sortilèges, un riquadro nella cui piccolezza la grandissima Mamma era arrivata su alti trampoli, venivano strappate verso l'alto trasformandosi in uno spazio aperto e onirico, con gli arredi e gli oggetti, la poltrona, l'orologio, la tazza cinese, pronti ad antropomorfizzarsi e a sdoppiarsi grazie ai fantasiosi e coloratissimi costumi-armatura di Carla Teti, in un gioco sospeso fra Savinio e Walt Disney; gioco di sdoppiamenti, anche, ad esempio fra la Principessa cantante ed una Principessa marionetta inquietante come un idolo arcaico. Molto pubblico e successo particolarmente caloroso e prolungato.

The Flood / L'Enfant et les Sortilèges

The Flood - a musical play
cast cast & credits
 
trama trama
L'Enfant et les Sortilèges - fantaisie lyrique en deux parties
cast cast & credits
 
trama trama


The Flood (Dio I e Dio II)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

L'Enfant et les Sortilèges
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

The Flood

 




 
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