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L'eredità dei Galli Bibiena. Pierluigi Pizzi e Massimo Gasparon

di Maria Idi Biggi
  L'eredità dei Galli Bibiena
Data di pubblicazione su web 01/02/2003  
Conservare la memoria degli spettacoli dal vivo, oggi con i moderni mezzi tecnici, il video, le fotografie e i computer, risulta molto facile, rispetto anche ad un recente passato. E', però, anche altrettanto importante documentare l'operazione che porta all'ideazione registica, scenografica e interpretativa e la conservazione di tutta una serie di materiali che consente di mantenere la memoria dell'intero evolversi del percorso creativo compiuto dai vari protagonisti dello spettacolo, regista, scenografo, autore del testo, interpreti. L'Università da tempo si è posta quest'obiettivo, a Venezia per esempio è stato istituito un intero corso di laurea, il TARS, per affrontare tali tematiche, mentre in varie parti del nostro paese stanno costituendosi interessanti realtà. Tra queste, figura la città di Bibbiena, in provincia di Arezzo, che in questi giorni ha avviato la propria attività sotto l'egida di due artisti veneziani Pier Luigi Pizzi e Massimo Gasparon: a loro è stata dedicata una mostra dal titolo L'eredità dei Galli Bibiena: Pier Luigi Pizzi e Massimo Gasparon. Due generazioni di scenografi barocchi.

L'iniziativa è particolarmente interessante perché si propone l'ambizioso obiettivo di raccogliere e archiviare materiale documentario relativo all'allestimento scenico di spettacoli storici e contemporanei. Una particolare attenzione è rivolta al teatro musicale dove la componente visiva è sempre stata, anche storicamente, una parte determinante per il successo e la diffusione di un'opera. La sua conservazione si presenta complessa, in quanto i materiali possono essere eterogenei, dal piccolo schizzo ai bozzetti, a modellini, figurini, quaderni di regia fino ai costumi o alle attrezzerie. Molto spesso queste cose, non appena si spengono le luci della ribalta, svaniscono velocemente. Conservarle è quindi una funzione meritoria, ma il più delle volte ingrata in quanto raramente restituisce, in termini di visibilità, gli sforzi attuati. Con la sigla ' Città del Teatro', Bibbiena vorrebbe diventare centro di ricerca in questo campo e l'impegno del Comune si è concretizzato con la fondazione di un'Accademia presieduta dal regista e scenografo Pier Luigi Pizzi e intitolata alla Famiglia Galli Bibiena, grandi scenografi dell'epoca barocca, che hanno tratto il nome proprio dall'origine della famiglia da questo paese.

Tra gli obiettivi dell'Accademia vi è anche quello di favorire la formazione di giovani operatori del settore e la produzione d'opere liriche, destinate ad essere rappresentate in piccoli teatri. Dopo aver iniziato nel 1992, organizzando corsi di perfezionamento per giovani, ora Bibbiena dispone di un teatro recentemente restaurato e di uno spazio, presso la sede del Comune, in palazzo Nicolini nel centro storico, che diventerà il Museo del Teatro, della Scenografia e del Costume. Una delle tante tappe da compiere nel lungo percorso per la costituzione di un vero e proprio museo e archivio, è costituita dalla mostra che è allestita nei locali del museo. Aperta fino a dicembre, contiene i materiali legati agli allestimenti di spettacoli barocchi che i due artisti, maestro e allievo, hanno realizzato in diverse occasioni: vi si possono ammirare costumi originali, figurini, bozzetti, elementi e materiali scenici, oltre a fotografie e pubblicazioni, il tutto miracolosamente uscito dagli archivi personali o dai laboratori di realizzazione. La mostra è divisa in due aree, in ognuna delle quali è esposto il lavoro di un singolo artista.

Pier Luigi Pizzi, milanese di nascita, ma veneziano d'adozione, è uno dei maggiori registi italiani in ambito lirico ed ha sempre dimostrato un particolare interesse per l'opera barocca. Tra le sue realizzazioni più famose in quest'ambito, si ricordano Armida di Gluck e Rinaldo di Haendel, opere che sono documentate in mostra, oltre ad una serie di figurini e bozzetti per Orfeo di Monteverdi e Semiramide di Rossini. Lo spazio dedicato a Pizzi è dominato dai paramenti di Argante sul grande cavallo rampante, protagonista del Rinaldo, prestato da 'I Teatri di Reggio Emilia' e che era stato rappresntato alla Fenice di Venezia nel 1992. A fianco spiccano i bellissimi costumi bianchi della Sartoria Tirelli di Roma per Semiramide per i quali, Pizzi, in una geniale invenzione scenica, reinventa la settecentesca Mascarade à la Grecque dell'architetto Ennemond Petitot.

La seconda parte della mostra è dedicata a Massimo Gasparon, giovane scenografo, nato a Venezia nel 1969 e collaboratore di Pizzi, per la scenografia e la regia dal 1989. Laureatosi in architettura, Gasparon ha progettato la ristrutturazione del teatro Dovizi di Bibbiena, trasformandolo in una piccola sala teatrale all'italiana. Negli ultimi anni, svolge un'intensa attività come regista d'opere barocche per svariati festival come quello della Valle d'Itria o il Wexford Opera Festival o il Festival Barocco di Fano e per importanti teatri come il San Carlo di Napoli, il Rossini di Lugo e naturalmente il Divizi di Bibbiena. Tra i suoi allestimenti, documentati in mostra, spiccano quello per Amadigi di Haendel con i costumi della Sartoria Brancato di Milano, quello per Arianna a Nasso di Porpora allestito per il teatro dell'Opera Giocosa di Savona con bozzetti e figurini colorati, quello per Artaserse di Hasse di cui sono esposti alcuni elementi scenografici originali e quello per La Griselda di Vivaldi con ricchi costumi.

Volendo rendersi conto di come questi oggetti inanimati prendevano vita durante lo spettacolo, nell'ultima sala si possono vedere proiettati spezzoni di videoregistrazioni delle opere in mostra e di altre realizzate dai due registi; tra queste Hippolyte at Arice di Rameau, Orlando furioso e La Griselda di Vivaldi, Artaserse di Hasse e Arianna in Nasso di Porpora.


L'eredità dei Galli Bibiena. Pierluigi Pizzi e Massimo Gasparon. Due generazioni di scenografi barocchi

Bibbiena, Palazzo Comunale, 7 settembre - 8 dicembre 2002
 
 

 

 

 


 

Figurino per il costume per Renaud in Armide di Christoph Willibald Gluck, allestita a Milano, al teatro alla Scala nel 1996. Regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi.
Figurino per il costume per Renaud in Armide di Christoph Willibald Gluck, allestita a Milano, al teatro alla Scala nel 1996. Regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi.

 

 
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