drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Corrado e il tiranno

di Gianni Cicali
  Il corsaro
Data di pubblicazione su web 18/06/2004  
Il corsaro non è opera tra le più conosciute e rappresentate di Verdi. Ottima dunque l'occasione di poterla vedere allestita al Regio di Parma nell'ambito del festival verdiano.

Il codice drammaturgico del Corsaro è 'romantico' all'ennesima potenza, di un romanticismo che verrebbe da dire 'popolare' ma che definerei, piuttosto, 'contaminato': turchi e pascià, schiave rapite e corsari travestiti insieme a spose malinconiche, tiranni e cori: parte di questo armamentario di personaggi e situazioni attraversa l'opera quasi fin dalle origini e se ne perdono le tracce in mille rivoli 'storico-etimologici'.

Due coppie di personaggi dominano, insieme al coro, la trama: il tiranno ottomano Seid e la sua schiava favorita Gulnar da un lato; dall'altro Corrado e la sposa fedele Medora che lo aspetta nell'isola dei corsari durante le incursioni antiturche. Il tiranno verrà ucciso dalla schiava che aiuterà Corrado a liberarsi dalle prigioni dell'ottomano; Medora, però, credendolo morto durante l'ultima scorribanda corsara prende un veleno che la farà morire tra le braccia del marito tornato nel frattempo e che per lo sconforto si ucciderà gettandosi da una rupe: fine. 



 

Renato Bruson (Seid)
Renato Bruson (Seid)


 


Lo spicciativo libretto di Piave è tratto, a molti anni di distanza dalla sua prima edizione (febbraio 1814), da The corsair di Lord Byron che il giorno della sua uscita in libreria vendette più di 10.000 copie: una cifra enorme anche per l'Ottocento inglese; un best seller avventuroso e vagamante 'erotico-esotico' in aromi 'straromantici'.. Il personaggio del corsaro Corrado aveva interessato Verdi e non a caso è incastonato in una filiera di eroi romantici ribelli di opere verdiane più o meno coeve (Masnadieri, Ernani). Quest'opera non ebbe fortuna, né la sua nascita fu felice. Fatta di controvoglia dal compositore per onorare un contratto con l'editore Lucca (l'acerrimo rivale di Ricordi), Il corsaro crollò nella prima a Trieste e tra Verdi e quell'editore non ci furono altri rapporti.

La regia di Lamberto Puggelli, con le scene di Marco Capuana e i costumi di Vera Marzot presenta una messinscena dalle diverse e a volte centrifughe pulsioni stilistiche. Le scenografie (in alcuni quadri bellissime) sono state dominate da giochi di vele e da meravigliose tonalità rosso rubino per le navi turche. La grande scena dell'harem all'inizio del secondo atto, di gusto francese, invece di ricordare le pitture orientalistiche ed esotiche citate nel bellissimo e curatissimo programma di sala è sembrata più un entracte con certo gusto da avanspettacolo. Quella che è sembrata una caduta di stile in uno spettacolo per altro bello si è dimostrata, forse suo malgrado, un'efficace soluzione che, al di là di certo 'cubismo' à la page (quanti cubi si sono visti negli ultimi anni nelle brughiere scozzesi o nei talami germanici!), ha ricordato un certo modo di far teatro del passato che di per sé procura uno straniamento 'creativo' nello spettatore.



 

Adriana Dalmato (Gulnara)
Adriana Dalmato (Gulnara)

 


La prova del cast è stato dominata dal grande attore: Renato Bruson, nella parte di Seid, pascià turco. Un ruolo da tiranno diremmo adoperando il lessico dei ruoli teatrali dell'Ottocento. E questo è stato infatti, un tiranno con tutti i crismi, contaminati e 'popolari-romantici': innamorato della schiava, musulmano, spietato governatore di un paese esotico, alter ego negativo necessario all'eroe positivo (Corrado). L'atto terzo dell'opera si apre con il recitativo-aria di Seid, come il coro e Corrado avevano aperto il primo e Gulnara il secondo. Nella realtà dello spettacolo e non dell'opera verdiana c'è da segnalare soprattutto questo personaggio portato in scena da Bruson che riesce con l'inarrivabile mestiere, che soccorre le pur lievissime increspature senili della voce, e con una presenza scenica stratificata di prestigio ad ingigantire, anzi a dare la dovuta prestanza scenica al 'suo' tiranno.

Anche le 'disposizioni sceniche' lo favoriscono e nel terzo atto (sc. 4), durante il duetto (meraviglioso) con Gulnara, Bruson/Seid alza con una mano il lembo di una vela che si scopre, poi, come un meraviglioso sipario drappeggiato, tra rossi bagliori e purpree oscurità: il grande attore (come si definivano spesso i cantanti nel Sette-Ottocento) sembra, per suo prestigio e per sostegno di musica e regia dominare tutta l'opera. Una strano effetto drammaturgico determinato dalla presenza di un interprete d'eccezione di fronte a un pubblico sapientemente partigiano e altrettanto eccezionale. L'attrazione dell'interprete sbilancia, specialmente in una sede teatrale come Parma, i contrappesi drammaturgici intrinseci all'opera.



 

Il corsaro




Il resto del cast, un po' oscurato dalla presenza di Bruson, ha visto il bulgaro Zvetan Michailov nella parte di Corrado, sostenuta con potenza, pulizia e anche certa bellezza di voce senza però, per così dire, un'anima sufficientemente 'romantica' per dare vero corpo al personaggio. La Gulnara (cui per la scena 4 del terzo atto Verdi raccomandava, all'interprete di allora, di ricordarsi le mezze voci del Macbeth) è stata interpretata, con selvaggio scatenamento (anche nell'imbarazzante costumino della scena dell'harem), da Adriana Damato. La Medora di Michela Sburlati è stata forse troppo caricata di simboli e attese dalla regia danneggiando forse la riuscita per interprete e personaggio.

Numerosi gli abbattimenti (cioè i combattimenti con spade e sciabole, un topos pure nelle opere comiche dalla seconda metà del Settecento) che però lasciano sempre un po' perplesso, per quanto ben arrangiati, lo spettatore contemporaneo. L'impeccabile orchestra di Parma è stata diretta con consueta sicurezza da Renato Palumbo. Solite, finali ovazioni per il maestro del coro, beniamino locale, Martino Faggiani.

Il corsaro
melodramma tragico in tre atti


cast cast & credits
 
trama trama

Michela Sburlati (Medora)
Michela Sburlati
(Medora)


 





 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013