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Un cristo con le sembianze di una scimia

di Carmelo Alberti
  La scimia
Data di pubblicazione su web 01/01/2005  
Nell'ampia sala, stracolma di spettatori, alle Tese delle Vergini, dentro l'Arsenale di Venezia, è andato in scena in prima rappresentazione assoluta La scimia, testo di Elena Stancanelli ispirato a Le due zittelle di Tommaso Landolfi, diretto da Emma Dante. Con una messinscena, tanto elementare nell'impianto quanto efficace, Emma Dante, l'apprezzata teatrante palermitana divenuta in poco tempo una figura di spicco della giovane scena italiana, ha affrontato senza esitazioni la contraddizione stridente tra il sentimento della fede e l'intransigenza della legge religiosa, che si trincera dietro la condanna del peccato; è un tema attuale che svela quanto sia aspro e acceso l'integralismo che si riscontra ancora alle radici della cultura cattolica.

Lilla e Nena, due zitelle raggrinzite e represse, abituate a parlarsi tra loro in russo, che ogni giorno ascoltano messa e prendono l'ostia consacrata, e don Tostini e don Alessio, due giovani preti del tutto compresi nel rigoroso esercizio della ritualità, debbono fronteggiare affannosamente il caos provocato dalla fuga di una scimmia; la belva non solo pone a soqquadro l'altare e gli oggetti sacri, ma mima beffardamente il rito della comunione. Una volta catturata la piccola comunità si spacca in due: padre Tostini e Nena sostengono la necessità di una soppressione purificatrice, contro chi ha osato profanare la sacralità della messa; Lilla, la seconda zitella, è invece affezionata a quella fiera che è solita accucciarsi sul suo ventre; infine, Padre Alessio si schiera con accanita convinzione a difesa della vittima, appoggiandosi alle ragioni della carità divina. Lo scontro tra due concezioni della colpa originale e sul principio dell'intangibilità di ogni creatura esistente si chiude con l’immagine della "scimia" nuda e crocefissa.

Emma Dante evidenzia i tratti bestiali del comportamento umano rispetto alla selvaggia ingenuità della scimmia; il quartetto di osservanti esibisce una contorta consuetudine religiosa, che si traduce nell'esasperazione della gestualità fino a deformare i tratti del volto e le movenze del corpo: risultano esilaranti la recita del rosario, che si traduce nell'atto di ingoiare la coroncina, vale a dire nel capovolgimento della preghiera che si trasforma in cibarie, al pari dell'ostia consacrata. I balzi dell'animale, che scorazza per la scena esibendo una nudità impudica, sono giustificati dalla paura della punizione. Lo spettacolo elabora un'energia fisica inaudita, quella consueta della Compagnia Sud Costa Occidentale, anche per merito degli attori, Marco Fubini, Gaetano Bruno, Savino Civilleri, Manuela Lo Sicco, Valentina Picello, ciascuno dei quali ha dato prova di un'eccellente abilità interpretativa. E alla fine sono stati premiati dagli applausi pieni e prolungati del pubblico.

 


La scimia
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Emma Dante
Emma Dante



 
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