Viale del Tremonti
di Gianni Cicali
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Data di pubblicazione su web 19/01/2004 |
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Aprendo il giornale capita a volte di scambiare un articolo 'vero' per uno 'satirico' tipo quelli di Michele Serra su "La Repubblica". Questo è stato l'effetto leggendo del lifting di Berlusconi sui quotidiani.
Il 'grande' capocomico della politica nazionale ha deciso di rifarsi la maschera. In questo dimostra una certa coerenza: in fondo è il 'padrone' di decine di veline e soubrettes spesso 'rifatte', siliconate, con le labbra tumide e gonfie, i seni turgidi e sodi come budini surgelati. È giusto che il loro 'padrone' scenda sullo stesso terreno e si faccia dare una bella rinfrescatina ai connotati. Almeno stando a quanto hanno riportato giornali e telegiornali in questi giorni.
Un novello Norma Desmond sul viale del... Tremonti. Infatti non di tramonto si tratta ma di Tremonti, perché dello sfascio oramai 'consolidato' del nostro sistema economico è l'emblematico rappresentante. È il crepuscolo di un sistema che precede un tramonto (cioè Tremonti) senza ritorno con tanto di capitano d'industria (Tanzi) che la mattina fa la comunione e nel pomeriggio fa sparire miliardi di euro di pensionati e casalinghe (alla faccia del 34% degli italiani che credono ancora che la finanza sia controllata da un complotto internazionale di ebrei, dimenticandosi che tra i peggiori disastri e scandali finanziari molti hanno una matrice cattolica diretta o indiretta: dallo IOR fino alla Parmalat).
Sul Viale del Tremonti, il nostro 'Normo' Desmond-Berlusconi si è fatto tirare, stirare, aggiustare, suturare il volto per continuare il 'mostruoso' amplesso con i suoi elettori, per poter interpretare la sua ultima (si spera) parte nello show prossimo venturo delle elezioni europee (speriamo gli vada come a Norma Desmond con il provino con Cecil B. De Mille...). Poi, si è chiuso nella sua villa in Sardegna, un 'mausoleo' concettualmente intonato a Sunset Boulevard, per la convalescenza. Cosa non si fa per l'elettorato, femminile e maschile...
Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere a crepapelle.
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