logo drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | I lettori scrivono | Link | Contatti
logo

cerca in vai

 
Torna alla bacheca


Leggendo qua e là (spunti di critica costruttiva)

Gent.ma Redazione
Gent.mo Direttore

Innanzitutto buongiorno e buon lavoro.

Stamani mattina, navigando in rete (è uno dei miei hobbies preferiti) sono incappato nel vostro sito ed, incuriosito, mi sono messo a darvi un'occhiata. Devo dire che è un sito molto ben fatto, completo, ed esaustivo riguardo agli argomenti trattati. Purtuttavia, soffermandomi sulla rubrica Punto sul vivo mi è venuta immediatamente voglia di scrivervi.

Secondo me l'articolo su Berlusconi Viale del Tremonti è degno di una rivista 'schierata' in quanto mi sembra che vada anche al di là di una corretta satira politica. Ma non è questo il punto (ognuno ovviamente può sostenere le opinioni che vuole), credo però che tali tipi di articoli non siamo assolutamente coerenti ed in linea con il tipo di sito che gestite. Se cerco un sito di drammaturgia per trovare notizie su spettacoli e recensioni varie, mi può far piacere, al limite, trovare articoli di cultura generale e magari anche di attualità, più difficile che voglia anche leggere argomentazioni che trovo a bizzeffe su qualsiasi quotidiano e/o sito internet specializzato. Anzi, per quanto mi riguarda può anche dare fastidio, a prescindere dalle idee e simpatie politiche di ognuno di noi.

Stesso discorso per Scoperto il capo delle BR e Eserciti di occupazione, articoli non firmati (stesso autore?). E poi, come mai questa 'satira' è sempre a senso unico? La tanto famosa e sbandierata par condicio dove è andata a finire? Secondo me, ma è e rimane una mia opinione, questo tipo di articoli non sono, diciamo così, 'attinenti' al core businnes (perdonatemi il tecnicismo) del sito.

Al contrario mi è piaciuto molto l'articolo Contro tutti i terrorismi nel quale Paolo Barnard risponde alle critiche pervenutegli. Si può essere d'accordo o meno su quanto sostiene, ma non si può non essere d'accordo sul come lo sostiene. Bello anche l'articolo In hoc signo..., chiaro e sintetico. Credo che un tale intervento, scritto da un laico, dimostri tutta la sua forza soprattutto negli incisi tra parentesi che associa a Stato, Repubblica e Parlamento.

Non ho potuto soffermarmi su altri scritti, ma mi riprometto di farlo appena possibile.

Concludendo, vi faccio ancora i complimenti per la qualità e la completezza degli argomenti trattati, nonchè alla competenza della vostra redazione.

Senza rancore

Maurizio Melani

-------------------------------------------------

Risponde il direttore Siro Ferrone


Gentile Lettore,

prima di tutto un grazie sincero per l'attenzione e l'intelligenza (si condivida o meno il suo punto di vista) delle osservazioni. Anche la redazione riflette se quanto fatto (e scritto) sia giusto o no, e lo fa spesso ascoltando le voci dei lettori e anche osservando criticamente il lavoro svolto con lo sguardo distaccato del 'poi'. Dunque la sua visita e il suo giudizio ci fanno molto piacere.

Riceviamo anche lettere di visitatori del sito che hanno opinioni opposte alla sua. Ad esempio ci hanno accusato di avere sottovalutato il pericolo della censura televisiva (nel caso RAIOT-Guzzanti): può leggere tutto il carteggio nella rubrica I lettori scrivono. Potrà notare che la nostra non è una critica 'parlamentare' o 'partitica' ma di tipo speciale (estetico, morale, drammaturgico? non so). Politica è parola grande che rimanda alla vita della polis, e Platone (Leggi, VII 817) sosteneva che è la forma più alta di 'drammaturgia': assegnare agli uomini delle parti, armonizzare le 'parti sociali', fornire un intreccio possibile alla vita comune, costruire una trama di convivenza, proporre un destino, concertare gli interessi, suscitare speranze.

Per noi 'drammaturgia' è parola che contempla qualcosa di più che la composizione di una pièce. Mi permetto di suggerirle di leggere - se ha tempo, sono quasi 300 pagine - il fascicolo della rivista cartacea "Drammaturgia", n. 2, pubblicato nel 1995; se non ha tempo può limitarsi alla mia breve introduzione (pp. 5-13). Non le propongo di condividerne le idee, ma di verificarne solamente il fondamento.

Gli articoli non firmati sono resposabilità del direttore (che appunto per questo è 'responsabile' davanti ai lettori e davanti alla legge) se non è dichiarato diversamente. Ho riflettuto su quei vecchi scritti e li trovo tuttora significativi. Lei ammetterà che non è stata "Drammaturgia" ad avere trasformato in un palcoscenico di istrioni la vita politica italiana: numerosi parlamentari vengono eletti per benemerenze spettacolari, trasmissioni come quella di Bruno Vespa hanno sostituito il Parlamento, l'andamento della Borsa è determinato più dalle improvvisazioni teatrali che dal reale andamento dell'economia, molti uomini politici - a cominciare dal Presidente del Consiglio - fanno delle tecniche teatrali (dal trucco alla finzione) il loro strumento principale. Il Presidente del Consiglio ha portato alle estreme conseguenze quello che i suoi predecessori avevano inaugurato da dilettanti: per questo non parliamo troppo di loro. Perché occuparsi di comprimari quando c'è un primo attore, cantante, regista, allenatore, autore e executive producer? Peraltro le sue ambizioni a partecipare al Festival di Sanremo ci autorizzerebbero a occuparci anche del suo repertorio di paroliere.

Insomma: i nostri scritti sui politici vogliono essere recensioni allo spettacolo della politica. E lei sa bene che le recensioni - così facciamo anche in quelle specificatamente teatrali o musicali - non possono limitarsi alle forme, devono anche occuparsi dei contenuti per quanto questi siano infimi. In fin dei conti i nostri commenti politici sono recensioni di spettacoli. Nella vita politica italiana si sentono spesso parole come "Il teatro degli scontri", "gli scenari della politica", "il ruolo dei partiti", "il protagonista e i comprimari", "il colpo di scena", eccetera eccetera. Perché la squallida politica nostrana deve espropriare lo spettacolo delle sue parole e dei suoi valori e non può la critica dello spettacolo "stroncare" i cattivi interpreti e i pessimi copioni della vita politica? E' anche una questione di pari opportunità...

Grazie comunque per avermi consentito - con il suo intervento - di chiarire le nostre posizioni.

Cordiali saluti

Il Direttore Responsabile

Siro Ferrone

Invia una lettera alla redazione

Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013