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Omaggio a Pinter

Colorato, grottesco, pungente: la nuova messa in scena di Claudio Morganti, in prima nazionale al Teatro Fabbricone di Prato, parte da Pinter per arrivare a una satira graffiante sulla nostra società, intrisa di anchor-men megalomani e politici ignoranti e pieni di sé, di locali alla moda dal gusto orientaleggiante e di finta cavalleria da baraccone: "Un applauso a tutte le donne presenti in sala!" recita per ben tre volte il conduttore dello show.

Un conduttore, interpretato dal sorprendente Roberto Rustioni, che, in una sorta di monologo, intrattiene il pubblico per tutta la prima parte dello show con battute scontate e movimenti di dubbia abilità acrobatica. Dopo un intervallo di pinteriana memoria (nessuno si alza ma tutti ascoltano quasi in silenzio la colonna sonora), la seconda parte vede entrare in scena il Ministro (Morganti) di un non ben precisato Ministero: labbra rosse come il foulard che porta nel taschino della giacca, gamba destra inferma come la sua integrità morale e intellettuale. "Ma com'è questa storia che tutti si mettono a scrivere quello che gli pare?" è la battuta che ben riassume l'essenza del credo della classe dirigente della quale Morganti si fa beffe, riprendendo la vena politica di Pinter e raccogliendo l'esortazione all'impegno sulla scena, professato dal drammaturgo inglese, di brechtiana memoria.

Il connubio Morganti-Pinter si concretizza dunque sul piano politico in un'opera di settanta intensi minuti, per un'altra soddisfacente produzione del Teatro Stabile della Toscana. Il rischio di sconfinare nella satira era alto ed era ciò che Morganti non voleva, ma inevitabilmente mettere in ridicolo determinati ambienti e determinate situazioni della società contemporanea è tutto ciò che la parola "satira" significa.

C'è un buon utilizzo delle luci da parte di Simone Fini, che ottiene variabili cromatiche "calde" sulla scenografia: il giallo, il verde e il celeste prevalgono e fanno da ideale sfondo a quell'"era dell'ottimismo" professata in apertura dal presentatore della "serata di gala". Azzeccato è anche l'uso degli effetti sonori: le finte risate e i finti applausi, tipiche delle sit-com americane, danno agli spettatori ancor più il senso di "farsa" teatrale.

Non svelo il finale, cito soltanto un'affermazione fatta da Morganti nella conferenza pre-spettacolo, quando ammette di non essere un buon cristiano, e commentando il concetto del "porgi l'altra guancia" dice: "Di questi tempi mi sento parecchio incazzato: se mi offendono offendo, se mi sparano, sparo!".

Un'opera riuscita, un omaggio a Pinter senza la lingua di Pinter perché, come dice Morganti, "di giovani autori che scrivono alla maniera di Pinter ce ne sono già abbastanza".

Simone Pacini

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