Gentile redazione,
ho molto apprezzato la recensione della vostra Giulia Tellini al mio libro Siamo tutte delle gran bugiarde, conversazione con Paolo Poli. Lautrice si dimostra unottima conoscitrice del teatro e delluomo Paolo Poli. Comprendo anche il suo rimpianto quando dice che avrebbe voluto leggere un Poli a briglia sciolta, piuttosto che incappare così sovente nelle puntualizzazioni dellintervistatore.
Lo capisco, ma la natura del libro, che abbiamo concordato con lo stesso Poli, è diversa.
Il signor Poli mi ha espressamente dichiarato che non voleva né unautobiografia né un intervista.
Ciò che gli interessava era una chiacchierata, una conversazione. E tale termine, a scanso di equivoci, compare anche nel titolo del libro. Un libro, mi si perdoni il ragionamento lapalissiano, non è un giornale. E io non sono un giornalista. Ho avuto dalleditore delle indicazioni di scrittura molto chiare che ho cercato di mettere in atto.
Quanto al fatto che Paolo Poli non avrebbe avuto la possibilità di revisionare il testo, tengo a precisare che allattore è stata consegnata la bozza finale del libro nellottobre del 2007, e che egli ha dato il suo assenso alla pubblicazione senza chiedere alcuna modifica. Il titolo definitivo del libro, poi, unitamente alla visione della copertina, è stato mostrato a Poli nel giugno del 2008 e anche su di esso Poli si è mostrato daccordo.
È ovvio dunque che le dichiarazioni fatte da Poli nel programma di Fazio rientrano nello spirito di enfant terrible di Paolo che, come argutamente suggerisce la stessa Tellini, è una Vispa Teresa posseduta da un Franti. Quanto alla disputa grammaticale sul titolo, da professore di lettere, mi permetto di segnalarvi un illustrissimo toscano che usa “gran” anche al plurale.
“Ma vieni omai con li occhi sì com' io
andrò parlando, e nota i gran patrici
di questo imperio giustissimo e pio.”
(Dante Alighieri, Paradiso, XXXII, 115-117)
Cordialmente
Giovanni Pannacci