È certamente una professoressa, forse anziana, quella che ha scritto il commento sul mio libro: la matita rossa e blu iperattiva con la quale appresta uninflessibile difesa dellortodossia saggistica, locchio di falco con il quale individua i refusi (purtroppo diffusi) mi hanno dacchito indotto a questa deduzione.
Quando ho letto che la firma in calce al commento è quella di Paolo Patrizi (salvo che questi non sia lo pseudonimo di una professora) ho dovuto constatare che laver pensato a una bacchettatrice rubescente che ha chiosato i giudizi da me espressi nei confronti di Puccini o di Schelling, che si è indignata per la comparsa, tra i miei riferimenti, di nomi non riveriti, che si è irritata persino per la irriguardosa collocazione della categoria delle balie tra le non colte, era stato un momentaneo clamoroso abbaglio.
Rilevato che l'autore del commento è dunque un musicologo che scrive molto per una rivista di alto valore culturale mi sono sentito a disagio perché lo ho costretto a invelenirsi per il quarto di copertina (che ha costituito in effetti il nerbo del suo commento); e poi mi sono oltremodo rammaricato perché non gli è piaciuta la sostanza della mia psiche (narcisismo ipertrofico) e si è, nel contempo, immalinconito per la “ascientificità” del mio lavoro da lui ritenuto unoccasione perduta.
Non so come farmi perdonare da Paolo Patrizi per il nocumento causato: ci penserò.
Per ora mi limito a scusarmi con lui per il vulnus che ho provocato ai suoi occhi virginei scrivendo un aggettivo con due zeta che deve aver particolarmente turbato il suo equilibrio e la sua sensibilità.
Ugo Gangi